Secondo la medicina omeopatica, l’informazione vibrazionale rappresenta la cura di una malattia o un disturbo derivato dalla somministrazione volontaria o involontaria della tossina che lo ha provocato. Il veleno omeopatizzato, cioè diluito a livello infinitesimale, rappresenta quindi l’antidoto alle conseguenze del veleno preso in dose ponderale.
Negli anni sono stati scritti fiumi di conferme sulla validità dell’omeopatia e fiumi di pareri discordi. Fatto sta che quasi il 30 % della popolazione italiana fa uso di rimedi omeopatici, con risultati soddisfacenti ed a volte “miracolosi”. Non che l’omeopatia possa curare tutti i mali del secolo, ma questa scienza cura l’individuo sottoposto ad ingiurie psichiche, biochimiche e fisiche. La validità della riuscita di cura dipende dal medico esperto nel riuscire a repertorizzare correttamente il disturbo del paziente, senza preconcetti che lo porterebbero a risultati negativi. Spesso capita di leggere di questo o quel medico che non ha risolto efficacemente la patologia del paziente, ed andando ad analizzare il rimedio omeopatico prescritto si assiste alla scelta quasi casuale del rimedio stesso, a significare quindi che non si è fatta una precisa repertorizzazione dei sintomi, ma la prescrizione del rimedio su casi analoghi alla stregua della prescrizione di farmaci allopatici. Nella medicina allopatica un farmaco va bene ogni qualvolta si presenta lo stesso sintomo. Ma se è vero che ogni essere umano è diverso dal suo simile, lo è anche il rimedio omeopatico che si “accorda” più o meno con il paziente. Ne deriva quindi che il rimedio omeopatico prescritto ad esempio per un riflusso gastroesofageo di un paziente, non ha gli stessi effetti su tutti i pazienti con disturbo simile.
La considerazione di cui sopra serve per far capire al lettore che la medicina omeopatica studia il paziente e non la malattia, di conseguenza ciò che ha portato il paziente stesso a soffrire di quel disturbo.
Bene: cosa centra questo con l’Aloe?
L’Aloe la conosciamo tutti: è una pianta succulenta della famiglia delle Liliaceae che predilige i climi caldi e secchie quindi è usata fin dall’antichità come una potente droga lassativa, ma non sappiamo ciò che provoca l’Aloe se presa senza accortezze. Leggendo la Materia Medica di James Tyler Kent, ovvero il testo sacro degli omeopati, Aloe è un ingrediente principale di molte specialità farmaceutiche usate per regolare l’intestino e le funzioni mestruali. La cosa interessante che il paziente che ha un’affinità con i disturbi causati dall’Aloe non in diluizione infinitesimale, all’arrivo della brutta stagione viene colpito da una forma di cattivo umore. Razionalmente dovremmo pensare che l’Aloe come pianta esposta continuamente al sole, quando viene somministrata in dose ponderale causa i sintomi della perdita della vitalità del sole. Ed ecco quindi che il paziente è di cattivo umore dove questa manifestazione si ritrova negli ambienti lavorativi scarsamente illuminati dai raggi solari, ma rischiarati da lampade fluorescenti che per via dell’assenza dei raggi ultravioletti ed infrarossi, determinano la cosi detta Sindrome Affettiva Stagionale (SAD) e dove tale disturbo è legato ad una forma di depressione causata appunto dall’assenza dei raggi solari. L’esempio mi porterebbe a pensare che la somministrazione di Aloe in diluizione omeopatica possa attenuare la sindrome citata, diminuendo i fenomeni stressanti tipici degli ambienti lavorativi, quasi a pensare che l’informazione vibratoria dell’Aloe possa compensare quella dell’illuminazione naturale mancante.
Ancora un esempio: “Aloe esercita la sua influenza in modo più marcato sugli organi addominali e pelvici. Causa ansia e dolore nella regione epatica. Tutto l’addome è sensibile al tatto”. Aloe ha quindi un’assonanza con il fegato, e questo organo ha una assonanza con l’oro celeste. Oro celeste? Mi riferisco, in questo caso, all’energia di tipo sottile chiamata “oro celeste”, che ben conoscono coloro che hanno imparato a percepire l’energia sottile e i campi eterici che vibrano intorno al corpo umano, ma anche intorno a piante e oggetti.
Il sole rappresenta l’oro, quindi i raggi solari catturati dall’Aloe nelle sue larghe foglie vengono donati in forma energetica dal suo succo. La pianta quindi si nutre di raggi solari, di poca acqua visto che assorbe soprattutto quella nell’aria, la brina, qualche pioggia estemporanea, poi si nutre dei contaminanti presenti nell’aria traendone, grazie alla fotosintesi clorofilliana, gli elementi di cui ha bisogno per crescere senza problemi. Una pianta resistente alla siccità dove madre natura le ha dato i mezzi per garantirsi la sopravvivenza. Nella sua matrice energetica quindi è presente il sole con la sua forza battericida, ma anche le proprietà di un gel che evapora più lentamente dell’acqua, di una ceratura superficiale delle foglie per essere inattaccabile da parassiti. Queste forme energetiche ci suggeriscono gli usi. Ed ecco che quindi che la pianta di Aloe portata all’interno dell’abitazione o dell’ufficio è capace di assorbire i contaminanti dall’aria (benzene e formaldeide) per trasformarli in glucosio e rendere a noi umani, un’aria più respirabile. Questa particolarità ci induce a pensare che la somministrazione controllata del succo di Aloe produce un’azione di detossificazione di quegli aerosol che denaturalizzano l’aria che respiriamo, quindi può aiutare chi per problemi legati alla contaminazione dell’aria, necessita di una integrazione. Nella foto di questo articolo, che trovate qui sotto, vediamo una pianta di Aloe a forma di spirale aurea dettata dal Phi = 1,618 che disegna la crescita della pianta. quindi la pianta nella sua crescita attiva in continuazione l’energia aurea (oro) e da qui la grande armonia con i viventi.
Cambiando Materia Medica, nel testo di Herbert A. Roberts, ci sono due sensazioni interessanti riguardo gli arti superiori: “come se i peli si stessero sollevando sul dorso delle mani e delle dita” ed ancora “come se si sentisse la scossa elettrica nella mano”. Queste sensazioni fanno un chiaro collegamento ad un campo elettrico o elettromagnetico, quindi ancora una volta si può pensare ad Aloe come un rimedio omeopatico è capace di mitigare gli effetti dei campi elettromagnetici, lavorando sugli stimoli elettrici e biochimici dei nostri neurotrasmettitori in presenza dello stress.
Abbiamo visto quindi che i sintomi mentali e fisici dell’Aloe in quanto tossina – cioè con la presenza dell’antrachinone aloina – presa in dose ponderale, ovvero assunta così come natura crea, produce molti dei sintomi legati allo stress ambientale e quindi assumendo la stessa bevanda privata delle sostanze tossiche, quindi privata di aloina, possa essere un aiuto efficace per combattere lo stress.
L’AUTORE DELL’ARTICOLO
LUIGI IZZO, bioarchitetto – E’ stato vicepresidente della sezione romana dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, si occupa delle tematiche legate alla Progettazione Bioecologica, con applicazioni nei settori del Risparmio Energetico, dell’Inquinamento Indoor, delle Analisi Ambientali e della Sicurezza e Igiene del Lavoro.
E’ esperto di analisi e bonifica da Campi Elettromagnetici, tema che affronta da molti anni in convegni e forum.
Nei 20 anni di carriera professionale ha partecipato in qualità di docente a 39 corsi di specializzazione per il settore tecnico e 7 corsi di specializzazione per il settore medico. Ha partecipato come relatore a 63 convegni nazionali sulle tematiche dellaBioarchitettura nonché a diverse trasmissioni televisive (Rai1, TGR3, TeleAmbiente, Telemontecarlo, RTR) e radiofoniche (Radio Radio Due, Radio RTL).
E’ autore del libro “Come avere una casa sana” e ha studiato diverse tecniche di percezione dell’energia sottile.
Dal 2005 collabora con Netdipendenza Onlus per la prevenzione del tecnostress e – insieme con Enzo Di Frenna – ha avviato uno studio sull’anatomia sottile dell’Aloe.
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Mi complimento con te per la revisione in ottica energetica delle funzioni dell’aloe. Come , nel tuo stile , esposizione molto chiara e comprensibile, fatto non trascurabile quando si affrontano argomenti spinosetti, come la Fisica Quantistica. Suggestiva l’ipotesi del phi, come Leonardo insegna. Ancora grazie. Doc Vince
Articolo originale che può portare a conclusioni pratiche interessanti. Del resto siamo ben lontani dal definire “chiuso” il capitolo “conoscenza” sull’Aloe ed ancora di più su quali siano le motivazioni che fanno concentrare sulla pianta la nostra attenzione dal tempo dei tempi.