Incontro la dottoressa Nancy Myladoor nel suo ambulatorio a Roma per parlare di aloe nella medicina ayurvedica. Sorridente, gentile, mi guida nel suo studio arredato in stile semplice, con un lettino per i pazienti e una scrivania. «Sono medico chirurgo e mi sono laureata in Italia, all’Università di Pavia, prima di tornare nella mia terra di origine, l’India, dove ho studiato Ayurveda con una grande medico nella sua “gurukula”, la casa del guru», mi spiega. Nancy Myladoor è indiana del Kerala e riceve per appuntamento nell’ambulatorio ayurvedico di via Appia Nuova 679, a Roma, dove pratica anche agopuntura e yoga terapeutico. E non è un medico qualunque. E tra i principali esperti di Ayurvedica in Italia, intervista da giornali e televisioni nazionali (Rai 1, Rai 3, canale 5) per le sue competenze su una pratica medica tra le più antiche nel mondo.
Grazie alle sue conoscenze di medicina ayurvedica, Nancy Myladoor ha aiutato molti pazienti a curare dolori articolari, sciatalgie, asma, cefalee, disturbi digestivi e della pelle. Hanno trovato giovamento anche pazienti affetti dal parkison e da sclerosi multipla. «Per me è importante coniugare la medicina moderna con quella tradizionale indiana.».
Dottoressa, prima di parlare di medicina ayurvedica, le pongo una domanda: la medicina tradizionale indiana usa l’aloe per la difesa della salute?
«Certamente! Il succo di aloe aiuta a curare molte patologie e lo usiamo regolarmente da secoli. Nella medicina ayurvedica il gel dell’aloe è presente in alcuni rimedi, unito ad altre sostanze, come ad esempio il Chywanprash»
Per quali patologie è usata l’aloe nella medicina indiana?
«Nelle malattie della pelle è molto efficace. Ad esempio, dermatite, acne, psoriarsi, piccole ferite causate da contusioni o cadute. E’ molto efficace anche per i problemi gastrointestinali, come ad esempio la gastrite. Nella medicina ayurvedica lo stomaco è considerato da secoli il nostro secondo cervello. E’ la sede della mente emotiva, e di recente anche la scienza occidentale è arrivata alla conclusione che lo stomaco funziona come un cervello, in diretto contatto con il cervello primario che coordina il sistema nervoso. Quindi mantenere in buona salute lo stomaco è fondamentale: significa proteggere anche le nostre emozioni e il modo in cui affrontiamo il mondo.
Qualche altro esempio?
«Il succo di aloe in India è usato anche per rigenerare la struttura dei capelli».
Ci parli del suo percorso. Dove ha studiato medicina ayurvedica?
Sono arrivata in Italia nel 1980, mi sono laureata in chirurgia a Pavia e solo dopo sono tornata in Kerala, culla della medicina ayurvedica, per recuperare gli antichi insegnamenti. Lì ho lavorato in un grande Policlinico dove ho fatto esperienza su molte patologie. Soprattutto ho imparato a integrare le due medicine. Negli stati acuti come la febbre o la crisi asmatica, servono farmaci occidentali, come antibiotici e cortisone; dopo diventano utili altre tecniche, per alleviare il dolore, disintossicare e ristabilire l’equilibrio. L’ayurveda è flessibile, per questo mi piace: insegna a riconoscere che ogni persona è diversa dall’altra e, prima di suggerire un rimedio, mi dedico alla diagnosi, chiedo al paziente di portarmi le analisi cliniche pregresse, parliamo a lungo. La cosa più importante è tenere in equilibrio Vata, Pitta e Khapa, i tre principali sistemi energetici dell’essere umano secondo la medicina ayurvedica. ».
Lei pratica una terapia di purificazione. In cosa consiste?
«Il panchakarma è un programma di pulizia delle tossine che agisce in profondità. Normalmente richiede 7 – 10 sedute di un’ora ciascuna diluite in due, tre settimane. Con me lavorano due terapiste indiane, molto esperte nei trattamenti disintossicanti”.
Anche l’aloe è una pianta che favorisce una purificazione del corpo?
«Sì, sono molto conosciute le proprietà emolienti e depurative dell’aloe. Ma occorre assumere il succo ottenuto dal gel, possibilmente il più puro possibile. Inoltre ha un’azione rinfrescante all’interno dell’apparato gastrointestinale.
Lei è un medico anche impegnato sul piano umanitario. Ce ne parla?
«Sono sposata a un indiano e abbiamo due figli: Mathew e Robert 13. Il piccolo ha una storia importante, per la nostra famiglia. Viveva in un orfanotrofio del Kerala ed aveva una salute fragile; casualmente mio marito ha conosciuto la madre poverissima, che non aveva potuto tenerlo. Decidemmo di adottarlo, curarlo e poi di fare qualcosa per tutti quelli come lui, dando vita nel 1995 a una casa di accoglienza per mamme e bambini. Con Mother and Child Foundation un gruppo di volontari indiani e italiani abbiamo sostenuto molte giovani donne, riusciamo a farle studiare e sono diventate operatrici sanitarie che trovano lavoro retribuito, svolgendo anche volontariato nella casa. Noi pensiamo che tutto è iniziato con Robert, il nostro figlio più piccolo, con ha attivato un circuito virtuoso di energia che oggi raggiunge tante mamme e bambini».
Un medico anche dell’anima?
Nancy Myladoor sorride, senza dire nulla. Nel suo sorriso c’è la risposta.
ULTERIORI INFORMAZIONI SULL’AYURVEDICA
La medicina indiana Ayurveduca è tra le più antiche al mondo. La sua conoscenza risale ai Veda, i testi sacri dell’induismo, in cui si parla dell’unione di corpo, mente e spirito. Il suo nome significa “Scienza di vita” e include concetti di filosofia e psicologia. Infatti nei secoli il medico ayurvedico era un maestro, un guru. Il concetto fondamentale di tale pratica medica è l’energia vitale, che in India chiamano “prana”. Questa energia è connessa a cinque elementi: aria, acqua, terra, fuoco, etere. Tali elementi si manifestano, in un gioco di materia e antimateria, attraverso i tre Dosha: Vata, Pitta e Khapa. Ognuno di questi Dosha contiene altre energie, che governano funzioni psichiche e organi. Ad esempio, il pitta sadhaka risiede nel cuore e governa l’intelligenza, l’intelletto, la creatività, la memoria, l’autostima, l’abilità di ottenere risultati nella vita, e gli atteggiamenti romantici. Uno squilibrio di pitta sashaka altera il buon funzionamento di queste funzioni.
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